martedì 22 giugno 2010

Monte Ramaceto

Ho posato i piedi su questa vetta già tre volte: partendo da Ventarola, o dal congiungimento delle due strade che portano a Orero e Lorsica, in versione invernale o estiva. E' una di quelle cime che un fontanino non può non aver mai visitato, insieme al monte Caucaso.

La versione più breve (ma non saprei se meno faticosa) è quella che pone la partenza dal congiungimento. Segue il segnavia X rosso, che teoricamente ha il suo inizio a Pianezza... qualche chilometro più a valle. Si può arrivare dalla parte di Lorsica o di Orero: la strada da Orero è più panoramica ma meno asfaltata, quella di Lorsica è l'opposto. Dal congiungimento, da cui è comunque possibile proseguire per la sterrata, che avvicina ancora di più alla vetta, si imbocca un sentierino pietroso che passa inizialmente sotto alcuni alberi; per la maggior parte del percorso è però sgombro da fonti di ombra.

Dopo un quarto d'ora circa cominciano ad infoltirsi gli alberi, e si arriva a un bivio: proseguendo sul sentiero principale si arriva al Monte Pagliaro passando per il Passo Ventarola Nord; imboccando il sentiero a destra, di nuovo sgombro di piante, si sale alla vetta. In breve si giunge a una sella, che alcuni chiamano "il ballo", e poi si prosegue lungo il crinale: a sinistra la faggeta, a destra un paesaggio d'erba, pietre e qualche arbusto, e un panorama sempre più vasto. Facendo un'ultimo sforzo per la salita finale, si arriva alla Vetta Sud (1318 m): soprattutto nelle mattinate invernali, la vista è mozzafiato! La linea del mare è alta, e le vette innevate delle Alpi sembrano così vicine! D'estate invece il mare sì, si vede, ma forse è più piacevole la vista della valle di Cichero ai propri piedi: si vede il monte degradare fino ai primi arbusti gialli, poi ai primi prati, poi alle prime case... Da qualche parte ho letto che questo comprensorio viene preso come modello di come appunto una valle dovrebbe essere.
La Cappelletta di pietra, ricostruita dopo essere stata rovinata da un fulmine, è abbastanza capiente per due o tre persone; con due panche di pietra interne, può servire da rifugio notturno, anche se dal lato ovest presenta solo un cancelletto: leggiamo nel diario custodito in un cassettone di legno che due ragazzi hanno effettivamente trascorso la notte qui! Esternamente, è dotata di altre due panche, sempre di pietra: una è rivolta al versante padano, l'altra verso il mare; potersi sedere e bere qualcosa di caldo dopo una scalata invernale tra neve e ghiaccio è qualcosa di indescrivibilmente piacevole. E' presente anche un altare di pietra: la prima domenica di luglio qui si fa festa. Una messa in compagnia della madonnina posta lì a fianco, carne sulla ciappa, tavolate e spazi per montare le tende vicino all'altra vetta (Vetta Nord - 1345 m), che si raggiunge nel giro di cinque minuti, ridiscendendo verso nord la vetta sud: qui c'è un cartello con mappa con curiosità e informazioni. Tra cui la presenza di aquile reali e lupi... Proseguendo un po' a pelo di precipizio, si arriva alla postazione-tende: coperta da qualche faggio, abbastanza pianeggiante, all'ombra ma con un bel panorama davanti, è proprio una bella posizione per piantare una tenda! Nelle vicinanze, coperta dalla faggeta, c'è anche una lunga tavolata con annesse panche di legno. Unico neo? Fonti d'acqua non a comoda distanza!

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